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Salve visitatore, benvenuto presso il secondo punto del percorso enogastronomico, la “Chiesa Santa Croce” del quartiere Badia.
Questa chiesa, assume il nome “Santa Croce” a partire dal 1590, dopo che la contessa Moncada donò una reliquia. Secondo Pino Correnti (scrittore de “il libro d’oro della CUCINA E DEI VINI DI SICILIA” del 1976), il cannolo sarebbe stato inventato dalle suore di clausura di un convento nei pressi di Caltanissetta. Lo scrittore probabilmente si riferiva proprio alla Chiesa Santa Croce.
Le suore avrebbero preso spunto da un’antica ricetta romana, poi elaborata dagli arabi; il nome deriverebbe da uno scherzo carnevalesco, che secondo l’ipotesi del giornalista e storico Gaetano Basile consisteva nel riempire una vasca con crema di ricotta, per poi sostituire i rubinetti con la scorza dei cannoli. A suffragio di questa tesi occorre a questo punto ricordare come la parola “cannolo”, in siciliano, significa effettivamente rubinetto. Divergenti invece le tesi sul destinatario dello scherzo: in una versione sarebbe stato un sacerdote, in altre rispettivamente le novizie del convento di clausura o, ancora, i parenti in visita il giorno di carnevale alle ospiti.
Era quindi sufficiente far fuoriuscire la ricotta al posto dell’acqua per far nascere tantissime risate. Da queste ipotesi, sembra comunque scaturire una prima certezza, quella del cannolo dolce tipico del carnevale.
Oggi il cannolo siciliano è uno dei dolci più antichi della pasticceria italiana e fa parte dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf); sebbene il cannolo sia buonissimo in ogni parte dell’isola e la ricetta della sua “scorza” sia simile, ricoperta di zucchero a velo e riempita sempre all’istante per poter mantenere la sua “croccantezza”, presenta spesso delle differenze.
Il 20 aprile 2024 il comitato Badia e Santa Croce ha decretato la paternità del cannolo di Caltanissetta; infatti, secondo alcune testimonianze della nipote di Mauro Tumminelli (Giurista nisseno vissuto tra la fine ‘700 e prima metà dell’800 che rappresentò Caltanissetta al parlamento siciliano dopo la costituzione del 1812 e la rese Capovalle del governo del Regno delle due Sicilie di cui divenne presidente del tribunale) tramandate dal Maestro pasticcere De Fraia (vincitore del Guinnes World Record per il cannolo più lungo del mondo), intorno la fine del ‘700 e gli inizi dell’800, si iniziò a commercializzare il cannolo presso la chiesa Santa Croce.
Proprio Mauro Tumminelli acquistava dalla badessa (sorella del giurista) dei vassoi di cannoli per la famiglia. Oltre ai cannoli pare che le suore del convento realizzassero anche dei biscotti e delle paste di mandorla. Secondo la tradizione, durante la festività di Santa Croce (14 settembre) vengono realizzati anche due dolcetti unici nel loro genere: Crocette e Spine Sante.
Questa testimonianza è soltanto la conferma di un’indagine portata avanti ormai da anni dal Maestro pasticcere Defraia che ha recentemente realizzato il brand “Cannolo nisseno”, prodotto che va a riprendere quelle che sono le materie prime tipiche del nostro territorio e che, probabilmente, erano le stesse con cui venivano realizzati i cannoli alla fine del ‘700. La farina utilizzata per questo cannolo è il Maiorcone (ibrido del grano tenero antico della varietà “Maiorca”) che dona alla “scorza” consistenza e friabilità. La ricotta utilizzata (70% pecora e 30% capra) viene dolcificata col miele (formando una crema); a questa si aggiungono dei cubetti di zucca vegetale candita, per conferire masticabilità, e gocce di cioccolato. All’esterno si cospargono di granella di pistacchio (frutta secca tipica del nostro territorio di cui anticamente ne era ricco).
Adesso potrai dirigerti verso il terzo punto del percorso enogastronomico, la "Strata 'a foglia" Buona visita!
IL CANNOLO - Foto di Valeria Lo Presti
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